press review

ITALIA ARTE

June 2010, Italy

 

 

ALCHIMIA SACRA A PRAGA

by

Guido Folco

Enrico Magnani elabora i simboli e, con un’operazione interpretativa, ermeneutica, li trasforma nell’essenza stessa dell’arte. In una trasposizione modernamente virtuale la pittura diventa metafora dell’idea, divenendo colore e  geometria. Anche la tecnica assume una valenza strutturale nell’ambito della composizione. L’alternarsi di una pittura corposa e di una più scabra e lieve, costruita con impalpabile pigmento, che lascia trasparire in alcuni punti la trama della tela, riprende il tema degli opposti ed evidenzia un percorso formativo dell’autore incentrato sulla filosofia e sulla scienza, conoscenze umane che più spesso di quanto si creda possono e devono accompagnarsi, eticamente e pragmaticamente. Facciamo un esempio: quanta simbologia in quest’opera giocata tra positivo e negativo, tra sole e luna, tra energia del bene ed energia del male. E’ come un ‘hortus conclusus’, un giardino alchemico e segreto che si svela poco alla volta, dove gli opposti convivono e si confrontano in un’eterna disputa. In questa scacchiera esistenziale, percorsa da tracce umane e divine, da croci e cerchi, materia e segno, si tessono le sorti dell’umanità, che trova, con difficoltà, l’unica via d’uscita verso l’esterno dalla propria egoistica individualità. Sole e Luna, polo positivo e polo negativo, giorno e notte, vita e morte, carne e spirito: tutto, nelle opere di Magnani, diventa allusione all’esistenza e alla vita e nel labirintico gioco cromatico risiede anche l’essenza dell’arte. L’opera si intitola “The subtle game of seduction”, “Il sottile gioco della seduzione”, introducendo anche altri elementi interpretativi: che sia un dialogo fra uomo e donna? Un processo di avvicinamento e conoscenza di due apici opposti, ma simili? In “Here and beyond" (Qui e oltre) l’artista gioca con una immaginaria e temporale linea d’orizzonte e il paesaggio mentale diventa allusione fantastica ad un futuro inesprimibile e, forse desolante. Svetta una croce, simbolo di Dio o immagine dell’uomo, che in un marziano (o terreno) cielo infuocato, su un deserto apocalittico come di lava, imprime il sigillo dell’eternità e dell’ineluttabile destino dell’uomo. Una separazione netta rende il contrasto ancor più metaforico di una lontananza tra Creatore e Creato, sfumando in un punto d’incontro lineare, sospeso nel tempo e nello spazio, indefinibile con i consueti parametri del reale. Si entra quindi in una dimensione ‘altra’: l’inconscio dell’umanità e la sua interrogativa presenza nell’Universo. In “Pluto's Labyrinth" Magnani riprende il tema  architettonico, mistico, letterario del labirinto, un autentico topos culturale della nostra storia. Dalle origini mitologiche di Dedalo, che nella forma labirintica vede come un’iniziazione del percorso umano, evidente se osservato dall’alto (da Dio, dal destino?), ma intricatissimo se percorso dall’uomo, al viaggio di scoperta di Teseo, guidato da un filo ‘della ragione e dell’astuzia dell’uomo’ fino al centro della meta, della scoperta, della salvezza. Dalla visionarietà dantesca di un luogo della perdizione e del peccato (la selva oscura in cui si smarrisce il cammino), fino all’interpretazione evidentemente spirituale, in cui Teseo si trasforma nel pellegrino medioevale, in cammino verso la conoscenza di Dio, che raggiungerà dopo un percorso irto di fatiche, ma anche di gioie, di incontri e di amore. Non è un caso se sulla pavimentazione della Cattedrale di Chartres sia proprio il labirinto ad esprimere questo senso di spaesamento dell’uomo al cospetto del mistero divino, di un percorso terreno e spirituale necessario per raggiungere la Salvezza. Ma il labirinto è anche immagine alchemica, oppure, come scrive Paolo Santarcangeli ne “Il libro dei labirinti” di Frassinelli, simbolo della caverna, del ventre materno, della nascita (o rinascita), dell’uscita verso l’esterno (di noi stessi, degli altri), verso la vita. Un elemento cromatico ricorrente nelle opere di Enrico Magnani è l’oro su fondo nero, metafora del sacro e del profano, che crea un forte contrasto ideologico e pittorico. L’artista segue quindi un percorso logico e simbolico, razionale e fantastico per andare alla scoperta di sé e dell’universale senso della vita.